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DELLA VALLE :SI PREPARA A QUERELARE IL PREMIER Stampa
Scritto da Administrator   
martedì, 21 marzo 2006

DOPO LO SCONTRO L’IMPRENDITORE MARCHIGIANO SI PREPARA A QUERELARE IL PREMIER PER LE ACCUSE LANCIATE ALLA CONVENTION DI VICENZA

Della Valle rinuncia a Confindustria

Si dimette dal direttivo «per evitare strumentalizzazioni a danno dell’associazione»





ROMA. Diego Della Valle lascia il direttivo di Confindustria. Dopo una giornata di violentissime polemiche politiche è lo stesso imprenditore marchigiano a dare l’annuncio: «Mi spiace, ma lascio». Lo scopo, spiega una breve nota diffusa in serata da viale dell'Astronomia, è «evitare che continuino strumentalizzazioni che possano arrecare danno all’associazione e a tutti gli amici imprenditori». Della Valle si fa da parte e, di fatto, toglie un po’ dall’imbarazzo il presidente di Confindustria tenuto al corrente della mossa. «Con queste dimissioni mi sento tranquillo - dichiara a botta calda -. Per qualunque cosa io dica c'è una strumentalizzazione quotidiana che coinvolge Confindustria e io per Confindustria continuo ad avere un grande rispetto istituzionale. Non voglio dunque che vengano coinvolte per le mie posizioni la Confindustria e il suo presidente».

L’imprenditore marchigiano vuole reagire in maniera molto ferma alle accuse che gli ha lanciato sabato a Vicenza Berlusconi, lo vuole querelare. «Ha perso la testa: si butta a sinistra perché ha degli scheletri nell’armadio e in questo modo cerca la protezione di Magistratura democratica», lo aveva attaccato il premier. «Vergognati, vergognati!», gli aveva risposto Mr. Tod’s che ieri ha deciso di passare al contrattacco. Con le sue dimissioni non solo Della Valle è libero di tutelare come meglio crede il proprio onore, ma contribuisce anche a rasserenare il clima attorno a Confindustria. Per molti è infatti lui la «pietra dello scandalo», quello che ha fatto perdere le staffe al premier e creato il caso-Vicenza. Ieri il presidente degli industriali di Macerata, Germano Ercoli, pur dichiarandosi berlusconiano, lo difendeva: «Non è un imprenditore che possa essere accusato» di avere degli scheletri nell’armadio.

Il veneto Andrea Riello, invece, parte da lui per criticare Montezemolo. «L’equidistanza - ha spiegato - è inutile se poi all’interno dell’associazione c’è chi fa campagna elettorale». A parte pochi distinguo, ieri tutti i vertici hanno fatto quadrato attorno al presidente di Confindustria. E dalla periferia sono piovuti molti attestati di solidarietà, telefonate, e-mail e fax. «Montezemolo ci rappresenta tutti - afferma il presidente dei Giovani imprenditori, Matteo Colaninno - le sue parole equilibrate e la sua posizione sono condivise anche dalla base. Confindustria è unita ed equidistante dalla politica, non ci sono spaccature». Spiega il vicepresidente con delega al Mezzogiorno, Ettore Artioli: «Confindustria non si è spaccata perché non è spaccabile». Per un motivo semplice, perché «per sua natura non da indicazioni di voto».

«Oggi come oggi Montezemolo è il presidente di tutti», ribadisce Massimo Calearo, numero uno di Federmeccanica e capo degli industriali di Vicenza, ancora irritato per «l’invasione di campo di Berlusconi». Esclusa nella maniera più totale una frattura tra base e vertice. «Confindustria - spiega Cesare De Pascalis, vicepresidente della Piccola industria - ci rappresenta e noi sposiamo le tesi di Montezemolo». «Piena condivisione e pieno sostegno» proclama a sua volta la Confindustria siciliana. Telefoni roventi per tutta la giornata, dal Nord al Sud dichiarazioni fotocopia, o quasi. Dal presidente dell’Unione industriale di Torino, Alberto Tazzetti, a quello di Varese, Antonio Ribolla, dal lucano Savario Calia al mantovano Pierluigi Ceccardi tutti confermano: «Nessuna spaccatura».

La bagarre di sabato mattina, è chiaro, brucia ancora. Ne sa qualcosa Pininfarina, che ieri qualcuno ha addirittura iscritto al Partito della Rifondazione Comunista. La sua «colpa» è stata quella di aver suggerito al premier di «tornare all’università e prendere qualche lezione di economia» dal professor Calderini del Politecnico. Apriti cielo: per tutta la giornata è stato bersagliato da insulti, invettive e richieste di dimissioni. Il martellamento politico, diventato particolarmente pesante, dà forza a qualche scontento. L’ex vicepresidente Nicola Tognana fa sapere che «questa Confindustria» non lo interessa. La situazione «è delicata e va gestita con attenzione» suggerisce Giuseppe Reato, numero uno degli industriali di Rovigo. Si riparla della claque e dai tabulati del convegno spuntano 300 persone accreditate come «autorità», ovvero amministratori locali che sabato mattina sono andati a ingrossare le file dei «berluscones».

Domani si riunisce la giunta e giovedì tocca al direttivo: se qualcuno vorrà uscire alla scoperto ed eventualmente contestare la linea-Montezemolo, lo potrà fare in queste sedi. Per ora, attraverso le colonne del «Giornale», è arrivata solamente la «prenotazione» del presidente di Federchimica Giorgio Squinzi. Quanti saranno disposti ad appoggiarlo? Ai piani alti di viale dell’Astronomia si ostenta sicurezza, tanto più ora che Della Valle si è fatto da parte. Il presidente di Federturismo Costanzo Jannotti Pecci, però, invita alla cautela. «Montezemolo non può liquidare quello che è successo come se nulla fosse. C’è inquietudine: dovremo riflettere, parlare».

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