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Prodi: «Dobbiamo riprogettare l'Italia» Stampa
Scritto da Administrator   
lunedì, 06 marzo 2006

Il leader dell'Unione interviene al congresso Cgil: «Noi alla sconfitta, a un ineluttabile declino del Paese non ci stiamo»




RIMINI. «Dobbiamo riprogettare l'Italia. Avete trovato uno slogan bello. Ma è molto più di uno slogan: è un impegno». Romani Prodi, appena presa la parola al Congresso della Cgil, scalda subito la platea degli oltre 1.200 delegati. «Un impegno gravosissimo - ha aggiunto - su questo non possiamo farci illusioni. E questo impegno ce lo assumiamo insieme». prodi_cgil01.jpg

«Senza neanche bisogno di discutere molto - ha proseguito - abbiamo raggiunto lo stesso tipo di conclusione sullo stato economico e sociale del Paese. Non credo di sbagliarmi, inoltre, se affermo che vi sia anche una concordanza sulle ricette e le politiche che dopo mesi di lavoro abbiamo proposto nel nostro programma».

La destra «ha creato un disastro finanziario che costituisce una pesante eredità con la quale dovremo fare i conti e che condizionerà il nostro operato». Per Prodi, dunque, «non servono piccoli aggiustamenti, ma occorrono riforme radicali». «Come ha detto Epifani, si tratta di un programma ambizioso».

«Noi alla sconfitta, a un ineluttabile declino del Paese non ci stiamo». Ha detto il leader dell'Unione. «Vogliamo dare una scossa, una frustata al sistema produttivo. E anch'io penso che bisogna partire dal lavoro». Il candidato premier dell'Unione ha poi spiegato che «una politica dei due tempi, che faccia precedere il risanamento finanziario agli interventi per lo sviluppo e la redistribuzione del reddito, non è possibile. Non è possibile perchè se l'economia torna a crescere diventa ineluttabile il risanamento stesso. Ci avviteremmo in una spirale tale da condurre il sistema economico sull'orlo del collasso».

«Qualche giorno fa ho letto l'anticipazione di un libro di tre studiosi che analizza il linguaggio di Berlusconi. Il frutto di questa analisi si intitola, appropriatamente, 'Parole in liberta'» ha proseguito Romano Prodi durante l'intervenuto al Congresso della Cgil. «Analizzando 111 interventi nell'arco di molti anni - ha raccontato Prodi - i tre studiosi hanno notato, per quanto riguarda il mondo del lavoro, che i riferimenti di Berlusconi a questa sfera non contemplano mai la parola 'dirittì, mentre appare con frequenza quella 'bisognosì, il che esprimerebbe una visione sociale per cui le dame di carità siano in fondo più utili del sindacato»

.prodi01.jpg«La Bossi-Fini si è dimostrata una legge demagogica, iniqua, inefficace». Così il candidato premier dell'Unione definisce la legge sull'immigrazione varata dal Governo Berlusconi: «Le parole d'ordine di questo Governo in materia di immigrazione - ha detto Prodi - sono state: chiudere, emarginare, criminalizzare. Noi le sostituiremo con una nuova politica centrata su questi obiettivi: governare, accogliere, costruire convivenza, garantire diritti ed esigere doveri». Per Prodi «il tetto numerico va mantenuto», ma «dobbiamo rivedere la politica delle quote per un'immigrazione di qualità che accolga senza creare clandestinità». Chi nasce e cresce in Italia - ha concluso - «deve essere considerato cittadino italiano a tutti gli effetti»

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