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Uil. Angeletti: possibile la disdetta dell'accordo del '93 sui contratti, art.18 salvato da noi e da Stampa
Scritto da Debora D'Angiolillo   
martedì, 27 giugno 2006
Uil. Angeletti: possibile la disdetta dell'accordo del '93 sui contratti, art.18 salvato da noi e dalla Cisl




Roma, 26 giugno 2006

"Il prossimo comitato centrale della Uil, onde evitare ogni equivoco, dovra' prendere in considerazione l'ipotesi di una angeletti_uil.jpgdisdetta formale del protocollo del luglio 1993". Lo ha detto il segretario generale del sindacato di via Lucullo, Luigi Angeletti, nella sua relazione al XIV Congresso dell'organizzazione. 
  
"Né oggi né nel prossimo futuro è prevedibile un accordo tra le organizzazioni sindacali. Cio' nonostante la riforma e' necessaria e noi siamo per aprire questo confronto. Se la Confindustria insistesse sulla necessita' di un accordo preventivo tra i sindacati giudicheremmo quest'atteggiamento come la ricerca di un alibi per non fare nulla. E tutti dovremmo prendere atto che senza nuove regole non ci sono regole".

Basta con la mistica dei sacrifici 
"Il nostro Esecutivo si appresta ad indicare le linee generali di intervento tutte centrate sulla riduzione drastica della spesa pubblica. Vi diamo un consiglio interessato: non ci riproponete la mistica dei sacrifici". Lo ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, nella sua relazione al XIV Congresso del sindacato.

“Noi siamo convinti che tenere i conti in ordine non è solo una necessità ma un dovere. Sprechi e regalie con il denaro pubblico vanno eliminati, mentre la riduzione indiscriminata della spesa pubblica sarebbe deleteria, perché comprimerebbe ulteriormente la domanda interna e l'economia sarebbe definitivamente affossata. Ecco perché siamo contrari alla politica dei 2 tempi: non si esce dalla crisi prima risanando e poi puntando allo sviluppo".

Pur d'accordo che il debito pubblico sia "il vero fardello del Paese", Angeletti invita dunque ad "abbandonare l'illusione che questo problema si possa risolvere tagliando la spesa pubblica".

No alla moderazione salariale
"In questi giorni - ha detto - abbiamo ricevuto inviti alla moderazione salariale. Rispondiamo che la moderazione salariale è alle nostre spalle e non nel nostro futuro". Altro 'no' deciso e' quello sulla moratoria dei contratti degli statali: "Davvero crediamo che si possa dare corpo a queste idee attuando un'ipotetica moratoria del contratto degli statali? Ma di quale lavoro vogliamo parlare, quale sviluppo immaginiamo se pensiamo di andare avanti con la testa rivolta al passato? Lo ribadiamo con serenita' e franchezza al nuovo Governo: se vi avviate lungo questa strada, non potremo restare a guardare".

Redistribuire la ricchezza
"Per rilanciare l'economia e per riattivare i consumi delle famiglie bisogna avere una politica di redistribuzione della ricchezza a vantaggio del lavoro dipendente. Per ottenere ciò proponiamo per i prossimi quattro anni che non si paghino tasse sugli aumenti contrattuali. Secondo noi e' questo lo strumento per centrare questi risultati".

"Sarebbe una scelta coerente ed equa visto che sono molti anni che il lavoro autonomo si contratta le proprie tasse grazie agli studi di settore concordati preventivamente. Noi intendiamo questa proposta come anticipazione di una piu' generale e compiuta riforma del sistema fiscale. Siamo disponibili ad iniziare un percorso su questa strada, abbiamo pero' bisogno di una riforma fiscale, non di un patto fiscale che prefigura uno scambio. I lavoratori non hanno piu' nulla da scambiare, cono gli unici veri creditori di questo Paese".

Detassare gli aumenti salariali
La proposta di detassare gli incrementi salariali "e' una soluzione tecnica positiva, in quanto l'impatto sul bilancio statale sarebbe decisamente sostenibile rispetto alla sfida dei dieci miliardi di euro di cui si e' parlato in questi mesi. Secondo nostre simulazioni occorrerebbe stanziare poco più di 1,8 miliardi di euro l'anno per quattro anni. Complessivamente appena mezzo punto di Pil nel quadriennio".
   
Legge Biagi non da abolire ma da migliorare
"Non giriamo al largo delle vere questioni, smettiamo di additare esclusivamente la legge Treu e la legge Biagi o di imputare a questi provvedimenti un potere magico e un potere diabolico. Andiamo oltre le ideologie e la conservazione. Le leggi sul mercato del lavoro devono semplicemente essere migliorate e completate per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, per diffondere la bilateralità e per costruire un nuovo e più efficace sistema di ammortizzatori sociali".

"Il lavoro flessibile - ha proseguito - non si e' aggiunto a quello stabile ma lo ha stabilizzato, bisogna ricondurre all'alveo delle regole l'utilizzo della flessibilita'. Il lavoro cattivo ha scacciato quello buono".

Pensioni, cancellare grado del 2008
Sul fronte delle pensioni "non abbiamo bisogno di fare un'altra riforma. Il Governo deve semplicemente cancellare il gradone del 2008, separare la previdenza dall'assistenza, anticipare l'attivazione della previdenza integrativa e gradualmente omogeneizzare i contributi e i trattamenti previdenziali"

"Se non si provvede in tal senso le future generazioni di pensionati rischiano di trovarsi molto al di sotto della soglia della povertà".

Non saremo ancella del governo
"Noi non saremo l'ancella del governo. Lo abbiamo gia' detto quattro anni fa a Torino, lo ribadiamo oggi con altrettanta convinzione".

“Questo governo non può fallire e se fallisse sarebbe un grave danno per il paese che non potrebbe reggere un'altra campagna elettorale né tanto meno un prolungato periodo di ingovernabilità o di non scelte".
 
Art.18 salvato da Uil e Cisl
"Ci dispiace per la mitologia della Cgil, ma se quella norma e' salva, il merito e' da ascrivere a noi e alla Cisl". Angeletti ha poi dato atto al leader della Cgil, Guglielmo Epifani, "di avere lavorato molto e bene per stemperare i contrasti che in passato hanno reso spigolosi i rapporti tra le nostre due organizzazioni. Mi auguro pero' che un certo immobilismo nel procedere lungo la strada di una riforma del modello contrattuale non sia il prezzo da pagare all'unità interna".
 
Favorevoli a Tav e Ponte sullo Stretto
La Uil è favorevole alla realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina e al cosiddetto corridoio numero cinque: le due opere "rappresentano una grande occasione".
   
"Non vorremmo che lo sviluppo percorresse strade che non sono le nostre. Se non si fa un tunnel nelle Alpi per far passare il corridoio cinque nella pianura padana, saranno i giovani italiani ad attraversare le Alpi per trovare un lavoro".

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