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Cena per due: Caravaggio e Antonio López García alla Pinacoteca di Brera Stampa
Contributo di Giulia Romano Spada   
domenica, 03 agosto 2014

La Cena rappresenta un momento della vita quotidiana ed è occasione per rivendicare il diritto a raccontare la vita così come ci è donata, nell’incessante trasformarsi della materia che impedisce all’artista di terminare l’opera.

"Un dialogo naturale, non forzato. Comune denominatore è il cammino della vita", per Antonio López García.

Matita, olio e collage, La Cena di García rappresenta la moglie, la pittrice Maria Moreno, e la figlia minore Carmen intorno a un tavolo in una stanza semplice, con una luce mattutina, cruda. La stessa luce che ossessionava Caravaggio.

"Ma la loro condizione è opposta a quella dei pellegrini di Caravaggio. Le due donne non aspettano, semplicemente vivono. Spicca l'assenza di Dio" dice Vittorio Sgarbi.

Antonio López García, definito come "Il più grande dei pittori realisti" da Robert Hughes nel “New York Times” o semplicemente "Il più grande artista vivente" da Vittorio Sgarbi, scoperto giovanissimo dal critico Giovanni Testori che lo portò a Torino alla Galleria Galatea.

Antonio López García nasce il 6 dicembre del 1936. Nell’isolamento culturale della Spagna di Franco viene scoperto da suo zio, il pittore Antonio López Torres. A soli 13 anni è a Madrid, dove presto diviene lo studente più acclamato dell’Accademia di San Fernando, accolto affettuosamente dai colleghi più grandi della Escuela madrileña. Nel 1956 viaggia in Italia assieme allo scultore Francisco López, rimane affascinato dai Maestri italiani, tra cui Caravaggio, ma tornando in Spagna si avvicina definitivamente alle proprie radici, rivalutando i Maestri spagnoli, soprattutto Velázquez e Sánchez Cotán. Tra i premi più prestigiosi ricordiamo il Principe d’Asturia delle arti nel 1985 e il Premio Velázquez delle arti plastiche nel 2006.

Michelangelo Merisi detto il Caravaggio è stato un pittore italiano (1571-1610). Intorno al 1592 andò a Roma, dove approfondì la ricerca naturalista, legata alla pittura lombardo-veneta di Lorenzo Lotto e del Savoldo, e le composizioni allegoriche, quelle religiose e più ancora i quadri un tempo considerati di genere, come il Bacco (conservato alla Galleria degli Uffizi a Firenze).

Due furono le versioni della Cena in Emmaus (la prima, datata tra il 1601-02 è conservata alla National Gallery di Londra; mentre la seconda, del 1606 è conservata presso la Pinacoteca di Brera a Milano).

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Costretto alla fuga per un omicidio compiuto nel 1606 durante una rissa, passò da Napoli e da Malta, dove venne imprigionato; riuscì ad evadere, soggiornando in Sicilia e nuovamente nella città partenopea, e nel tentativo di tornare a Roma approdò a Porto Ercole, dove morì.

Mostra fino al 7 Settembre 2014

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