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Le donne sono pił vulnerabili al fumo Stampa
Contributo di Roberto Pica   
domenica, 04 settembre 2011

Fumo_odia_Donne.jpgCinque a uno: questo il rapporto fra i danni prodotti dal fumo sul cuore delle donne e su quello degli uomini. L'organismo femminile si dimostra troppo vulnerabile agli attacchi del tabacco. Le patologie cardiovascolari provocano ogni anno circa 4,3 milioni di morti in Europa, 242.000 in Italia. Sono questi alcuni risultati di uno studio presentato oggi al congresso della societa' Europea di Cardiologia a Parigi. Le donne sono circa il 20% di oltre un miliardo di fumatori nel mondo. In Italia le fumatrici sono 5,2 milioni (19,7%), gli uomini 5,9 milioni (23,9%). Il pericolo e' sottovalutato dalla popolazione femminile fra la quale continua a crescere il consumo di tabacco

Il fumo odia letteralmente le donne, amplificando con un rapporto di cinque a uno, i danni prodotti sul cuore femminile rispetto a quello degli uomini. Sono i risultati di uno studio presentato dalla professoressa Elena Tremoli del dipartimento di Scienze Farmacologiche dell'Universita' di Milano al Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC), in corso fino a mercoledì 31 agosto a Parigi L'organismo femminile è particolarmente vulnerabile agli effetti del tabacco, indipendentemente da altri fattori come l'età, la pressione arteriosa, l'obesità, la classe sociale.

''Sappiamo - ha spiegato la studiosa - che le donne sono naturalmente protette contro le malattie cardiovascolari, in particolare primo della menopausa. E questo porta ad avere meno attenzione nei confronti dei fattori di rischio per la salute femminile''. Le patologie cardiovascolari provocano ogni anno circa 4,3 milioni di morti in Europa, 242.000 in Italia e sono sempre più "rosa". Lo studio presentato oggi conferma come il peso dei fattori di rischio non sia uguale nei due sessi. L'indagine ha preso in esame 1694 uomini e 1893 donne di 5 Paesi (Finlandia, Svezia, Paesi Bassi, Francia e Italia) ed ha dimostrato che ogni sigaretta fumata da "lei" equivalga a cinque consumate da "lui".

Un calcolo fatto sulla base del numero delle sigarette consumate e della progressione della malattie cardiovascolari, indipendentemente da altri fattori di rischio come il colesterolo e la pressione. Un altro dato interessante è che, mentre per i maschi il livello di istruzione è inversamente proporzionale alla salute delle arterie, più hanno studiato meno sono ostruite, per le femmine ciò non vale.

La malattia cardiovascolare è appannaggio degli uomini fino ai 55/60 anni, poi per un periodo i due sessi si equivalgono e infine, intorno ai 75 anni, le proporzioni si invertono. ''Questo - spiega il professore Roberto Ferrari - dipende non solo dal venir meno della protezione ormonale con l'arrivo della menopausa ma anche da cause ambientali, perché le donne tendono ad assumere gli stili di vita sbagliati un tempo tipici dei maschi (alimentazione scorretta ed eccessiva, abitudine al fumo, sedentarietà, stress)".

Per questo gli esperti insistono sull'importanza della prevenzione e della sensibilizzazione e poterlo fare anche in un luogo diffuso e frequentato come la farmacia rappresenta un indubbio valore aggiunto. Ma la partita della prevenzione per la salute della donna attraverso la lotta al fumo per il momento sembra essere stata persa. Per la prima volta, nel nostro Paese, si è raggiunta quasi la parità tra uomini e donne con il vizio. E le signore sono anche più restie a smettere, rivela il Rapporto annuale sul fumo in Italia, realizzato dall'Osservatorio Fumo Alcol e Droghe dell'Istituto Superiore di Sanità.

Le donne sono circa il 20% di oltre un miliardo di fumatori nel mondo. Ma la cifra è destinata ad aumentare. In Italia le fumatrici sono 5,2 milioni (19,7%), gli uomini 5,9 milioni, (23,9%). Le signore che hanno detto addio alle «bionde» sono 2,6 milioni (il 9,8% di ex fumatrici), gli uomini 3,9 milioni (il 15,7). Fumo e alcol assieme poi, secondo un altro studio presentato, stanno costando cari alle donne europee, che rispetto agli uomini vivono piu' a lungo, ma peggio. La ricerca, condotta con la collaborazione dell'Istituto superiore di sanita' e presentato da Diego Vanuzzo della Health Unit 4 'Medio Friuli' di Udine.

 

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