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Kohl a Roma, un abbraccio per Prodi Stampa
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martedì, 28 febbraio 2006

LA VISITA DELL’EX CANCELLIERE. SI È VOLUTO PUNTARE SULLE SIMPATIE UMANE PIÙ CHE SULLE SCELTE POLITICHE

Colloquio di un’ora e mezza anche con Casini. Che commenta: «Io non strumentalizzo gli amici»

28/2/2006
Fabio Martini



ROMA. Helmut Kohl scende lentamente le scale del palazzo delle Assicurazioni Generali ma non appena vede schierati giornalisti, microfoni e operatori accelera il passo e neanche un sospiro esce dalla sua bocca. Le uniche parole le bisbiglia, in tedesco, mentre sta per salire in macchina: «Andiamo direttamente al ristorante?». Sono le 13,30, si è appena concluso un incontro a porte chiuse tra Helmut Kohl, Romano Prodi e cinque tra direttori ed editorialisti di giornali italiani.

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Quella domanda sulla strada che portasse a tavola, resterà l’unica espressione pubblica della visita romana dell’ex cancelliere di Germania che, nel corso della giornata, incontrerà anche il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini.

Certo, l’unificatore della Germania ha voluto «regalare» a Prodi l’immagine di un abbraccio di congedo, ripreso e poi trasmesso dalle telecamere dei Tg. Ma quell’equidistanza in pubblico, quel silenzio da statista che non si immischia in una contesa elettorale è stata una scelta meditata, seppur determinata dal singolare accerchiamento subito nell’ultima settimana. Dopo l’annuncio dell’incontro romano con Prodi, nei giorni scorsi il telefono dell’ex Cancelliere si è surriscaldato. Silvio Berlusconi ha fatto sapere a Kohl che, fermo restando l’incontro con Prodi, avrebbe gradito una visita bipartisan. Nelle stesse ore si manifestava anche il ministro dell’Udc Rocco Buttiglione che ben conosce l’ex Cancelliere e che caldeggiava un incontro anche con Pier Ferdinando Casini.

Kohl ha meditato e poi ha fatto sapere al presidente del Consiglio che la sua visita oramai era fissata per il 27 febbraio (data nella quale Berlusconi non era in Italia), mentre si è detto disponibile ad incontrare il presidente della Camera. Una novità che non ha spostato l’epicentro della visita, restato l’incontro con l’amico Prodi. Come Kohl ha spiegato senza equivoci nell’incontro a porte chiuse con i giornalisti. All’ultimo piano del palazzo delle Assicurazioni Generali - singolare edificio costruito nel 1906 come artificioso pendant di palazzo Venezia, quello dal quale si affacciava il Duce - Kohl ha motivato le ragioni del suo appoggio a Romano Prodi: il Professore è l’unico che possa riportare l’Italia nell’alveo dell’europeismo.

Naturalmente l’ex cancelliere di Germania non ha dimenticato di citare tra i suoi amici italiani il ministro dei Beni culturali, sebbene lo abbia chiamato «Romano Buttiglione» anziché Rocco. Più tardi, pranzo consumato da «Fortunato», il ristorante dove sono passati quasi tutti i grandi degli ultimi 30 anni - da Reagan a Clinton - con menu che più tradizionale non si poteva: culatello, rigatoni all’amatriciana, abbacchio, torta di ricotta, limoncello. Due ore di chiacchiere che hanno cementato una simpatia che l’ex Cancelliere non ha mai nascosto. Tanto è vero che il 19 agosto del 2004, a Trento, al termine delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario per la morte di De Gasperi, Kohl chiese di poter parlare con Prodi e vi restò per due ore, glissando sugli altri che avrebbero gradito vederlo, a cominciare da Francesco Cossiga.

Ma in questa occasione, Kohl da vecchio democristiano ha voluto incontrare anche un giovane democristiano come Casini. Un colloquio, durato un’ora e mezza, durante il quale l’ex Cancelliere ha voluto sapere cosa dicessero i sondaggi ma si è ben guardato dall’esprimere giudizi sul presidente del Consiglio in carica. Alla fine dell’incontro, Casini ha accompagnato Kohl fino all’ascensore e, interpellato dai cronisti, si è limitato ad commento anodino, come quello scandito qualche ora prima da Prodi. Nel frattempo Kohl usciva da Montecitorio. E al cronista dell’Ansa che in tedesco gli chiedeva se fosse possibile «fare una domanda», Kohl replicava: «Nein, danke». No, grazie. Sembrava un epilogo all’insegna di un understatement condiviso, una volta tanto, anche dai politici italiani. Ma in serata Casini rompeva l’equilibrio: «Kohl sta con Prodi? Beato illuso e la prima regola che ho è non strumentalizzare gli amici».

Ultimo Aggiornamento ( martedì, 28 febbraio 2006 )
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