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sabato, 25 febbraio 2006

Fassino: "Intanto vinciamo". Rutelli: "Non è prospettiva remota"

 

Roma, 25 feb. (Apcom) - Ha dedicato poche parole all'Ulivo, Romano Prodi: la maggior parte delle sette cartelle del suo intervento era dedicata ad infierire sul "declino morale" provocato dalla Cdl e ribadire alcune priorità programmatiche dell'Unione (casa, famiglia, lavoro). Quando però è arrivato alla fine del suo discorso, il professore ha voluto tirare un affondo: l'Ulivo è "l'asse riformista" della coalizione ed è "l'inizio di un progetto più grande e più ambizioso che finalmente oggi possiamo chiamare partito democratico". Image

Un rilancio forte, accompagnato da poche altre parole sull'Ulivo, "la sola vera novità di questa campagna elettorale" e "l'asse di un nuovo riformismo, di quello che io ho chiamato il riformismo radicale, il riformismo che il Paese ci chiede. Senza l'Ulivo tutto quello che stiamo facendo, lo stesso essere qui oggi in tanti, non avrebbe senso". Prodi, insomma, riporta il partito democratico nell'agenda del centrosinistra, sia pure descrivendolo come un "progetto" in divenire.

Un progetto che secondo Piero Fassino, però, partirà solo dopo le elezioni, e sarà determinante il risultato ottenuto dall'Ulivo nelle urne. Il segretario Ds nel suo intervento non aveva citato affatto il partito democratico, poi, interpellato a margine dai cronisti, ha risposto: "Intanto vinciamo le elezioni. Quanto più il risultato dell'Ulivo sarà forte e vincente, tanto più anche la prospettiva di costruzione di un partito democratico, potrà essere accelerata". Posizione simile a quella di Francesco Rutelli, che non aveva mancato di spiegarla dal palco, parlando prima di Prodi e Fassino: quella del partito democratico, ha detto, "non è una prospettiva remota". Ovviamente, anche il presidente della Margherita precisa che "dobbiamo misurarne la forza nel voto alla Camera ed in quello dei singoli partiti al Senato ed affermarne la qualità in campagna elettorale". Il tutto, "senza pretesa di chiedere a nessuno di cancellare la propria biografia e confluire in quella altrui. Dall'11 aprile, dobbiamo realizzare questa prospettiva: se ci credete, ce la faremo".

L'attacco alla Cdl è stato duro, come si conviene in una campagna elettorale: Prodi paragona il Governo della Cdl ad un "inverno durato cinque anni", assicura che però gli italiani diranno un "grande basta" alle elezioni, aggiungendo che per questo "quest'anno la primavera arriverà il 10 aprile, quando si chiuderanno le urne e gli italiani avranno depositato la loro sentenza. Una sentenza definitiva, questa davvero inappellabile". Prodi accusa la Cdl di avere "lasciato sole le famiglie davanti al caro-prezzi"; rimprovera al Governo di "leggerezza e complicità sui alcuni aumenti di prezzi"; sferza Berlusconi, un "re" ormai "nudo", un "grande seduttore che ha perso la sua arte", a causa del quale "il Paese sta soffrendo come mai nella storia di questo dopoguerra". Il programma del centrodestra, dice il leader dell'Unione, si può sintetizzare con "ghe pensi mi", e se Berlusconi spiega che l'unico suo vero programma è continuare a governare, la risposta è il sarcasmo: "Ma cos'è? Una minaccia?". Secca anche la replica sui giudici che, secondo il premier avrebbero con le loro inchieste provocato il passaggio di Antonvenenta in mani straniere: per Prodi è la Cdl che ha "svenduto il Paese", e "non è certo colpa dei magistrati". La responsabilità di quello che accade alle banche italiane è del "dirigismo casareccio" del Governo e dei "bisbiglii" di Bankitalia, non certo dei magistrati. Anzi, ai giudici Prodi promette "indipendenza, dignità e mezzi", sia pure chiedendo in cambio uno "sforzo straordinario", per ridurre la durata dei processi.

Quindi, Prodi difende il programma dell'Unione, spiega che è tenuto insieme dal "filo rosso" della "giustizia" e dell' "equità" e assicura che su case, famiglia e cuneo contributivo "i conti li abbiamo fatti bene, fino all'ultimo euro e nonostante l'eredità di un bilancio devastato, tuttoquello che abbiamo fino ad oggi proposto è assolutamente fattibile".

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